lunedì 2 aprile 2012

Stanza numero 2310

Ahhh e finalmente oggi mi sono trasferita nel fantastico appartamento in Wolfhager Strasse, numero 10.
Ho lasciato presto l'ostello stamattina e ho raggiunto lo studentato con i mezzi pubblici, perché arrivarci a piedi con le famose valigie stracolme sarebbe stato da suicidio. Arrivata a destinazione scopro che non sono l'unica a doversi trasferire ed iscrivere all'università, nonostante oggi sia l'ultimo giorno disponibile indicato dall'ufficio Erasmus per completare le faccende burocratiche.

Le prime ragazze che vedo sono facce già viste: sì, erano nello stesso ostello in cui mi trovavo fino a qualche ora fa. Parlandoci scopro che provengono dalla Lituania ed assieme entriamo nell'ufficio. Qui troviamo un gruppo di ragazzi polacchi, una ragazza americana della Georgia ed un ragazzo italiano, che studia a Padova. Inganniamo l'attesa chiaccherando, un po' in tedesco, un po' in inglese, un po' a gesti (ehehe). Ci scambiamo un po' di idee, impressioni, esperienze di viaggio, timori ed aspettative, com'è normale per tante persone che condividono la stessa esperienza.

Una volta firmato il contratto d'affitto ci spostiamo in gruppo all'ufficio erasmus per iniziare la trafila burocratica che comprende iscrizione all'università, versamento della tassa d'iscrizione e certificazione dell'assistenza sanitaria. Questo comporta l'andare avanti e indietro più volte dall'università al centro della città per recuperare documenti e consegnare documenti. Così facendo arriva il momento di ripresentarsi allo studentato per la consegna delle chiavi dell'appartamento.

Un signore tedesco, con la T maiuscola, ovvero un tedesco come tutti si immaginerebbero, biondo, coi baffoni e la pancia da birra si presenta con due cartelle, una mia e l'altra di una delle ragazze lituane e ci chiede di seguirlo. Ci conduce quindi nei nostri appartamenti, prima lei al primo piano e poi io al secondo, ci fornisce coperte, cuscino, copri-materasso e chiavi e poi ci lascia, sole alle prese con la nostra stanza. O meglio, alle prese con il materasso ed il copri-materasso.

Ebbene sì, perché il materasso è di gomma piuma e la sua copertura è di cotone e dotata di cerniera. Questo significa che la copertura, avendo subito qualche lavaggio, si è leggermente ristretta e quindi l'inserimento del materasso al suo interno non può che rivelarsi una sfida all'ultima goccia di sudore. Scommetto che lottare con un'anaconda è sicuramente più facile. Fortunatamente non c'era nessuno ad assistere alla scena, altrimenti sarebbe letteralmente morto dalle risate. Mi ci sono voluti due round, ma alla fine sono riuscita a stenderlo quel maledetto materasso. Ora spero non esploda improvvisamente nel cuore della notte, altrimenti la cosa diventa tragica.

Una volta sistemata la camera e fatta la spesa l'unico problema rimasto è ottenere la connessione ad internet. Tra i due round di sistemazione del materasso mi sono recata all'ufficio del servizio IT dell'università sperando di riuscire ad ottenere password e username e far assettare il computer, ma ho avuto solo i primi, perché l'ufficio adibito all'installazione del programma per la connessione wi-fi in università è un altro ed è aperto da lunedì a venerdì solo dalle 10 alle 13. Quindi domani proverò ad andarci.

Ah, l'appartamento non è niente di stratosferico. Il pavimento è ovviamente coperto con la moquette, i mobili sono abbastanza vecchiotti  e quelli della cucina in particolare sono in uno stato abbastanza precario. Ma nei prossimi giorni vedrò di rimediare a questo, soprattutto dal punto di vista igienico. La mia camera è abbastanza semplice ma non mi manca niente: letto, comodino, scrivania, libreria, armadio, lavandino con specchio e lucina al neon e uno scaffale che separa il lavandino dal resto della stanza. Ovviamente come sono entrata ho scoperto che era ancora occupata dall'imbianchina, che stava ripitturando le pareti e quindi ho dovuto starmene a spasso per un'altra ora e mezza prima che fosse libera del tutto. Nell'appartamento c'è poi un bagno con doppi servizi e doccia che condivido con i miei cinque coinquilini: due americani, una ragazza turca, una spagnola e una bulgara.

La giornata si conclude con una simpatica cena in comune. Ryan, il ragazzo americano e Cecilia, la ragazza spagnola, mi hanno invitato a cenare con loro. Il ragazzo di Cecilia, anche lui spagnolo, lavora in città come cuoco presso un ristorante spagnolo, e cucina delle tapas di patate e un altro piatto a base di patate, cipolle e pomodori, di cui non ricordo il nome. Ryan ha buttato nel forno dei Chicken Nuggets surgelati accompagnati dalla sua cara salsa barbecue, che si è portato direttamente dagli USA perché qui è introvabile. Io, non avendo avuto la possibilità di fare una spesa decente, offro solo un po' di insalata con tonno e ormaggio, ma cercherò di ricambiare in futuro con una pizza, una pasta o delle lasagne. Come dolce assaggiamo dei dolcetti di Marshmellow, chiamati "Peeps" a forma di colombine. Sono alcuni dei dolcetti pasquali americani, spediti direttamente dagli USA dalla mamma di Ryan.

Chiediamo anche alla ragazza turca di unirsi a noi e così scopriamo che non parla né inglese né tedesco e di fronte alla nostra domanda la vediamo sparire in camera a consultare il dizionario per potersi poi ripresentare dieci minuti dopo con la frase "No, I don't eat with you. Thank  you". Lei si siede con noi a tavola e noi accettiamo la sua compagnia silenziosa mentre chiacchieriamo a ruota libera. Durante la cena riceviamo l'invito della ragazza bulgara a salire al piano di sopra, dove stanno i suoi amici per un party dopo cena. Io e Ryan saliamo a fare un saluto e ci tratteniamo solo un'oretta, anche perché la maggioranza della compagnia è costituita da bulgari che parlano meglio la loro lingua che altre. Quindi non abbiamo grandi possibilità di conversazione. Io e l'americano abbandoniamo quindi la stanza lasciando gli altri ragazzi ai loro brindisi e ci diamo la buona notte. Altra giornata intensa, penso, mentre mi preparo per andare a letto.


 



Nessun commento:

Posta un commento