mercoledì 4 aprile 2012

Differenze culturali?

Secondo giorno di orientamento. La mattina ci riuniamo di nuovo nella Hörsaal IV per seguire una presentazione in Power Point sull'organizzazione dell'università di Kassel. Entro nella sala e dopo aver salito qualche scalino intravedo la ragazza americana e il ragazzo italiano e mi siedo accanto a loro. Mentre chiacchieriamo in inglese arriva una ragazza che mi chiede se il posto vicino al mio è libero. Capisco subito che è italiana, ma faccio finta di niente e le rispondo tranquillamente in inglese. Voglio evitare il più possibile di socializzare con gli italiani, perché so già che finirei per parlare troppo nella mia lingua e allora venire in Germania si rivelerebbe davvero inutile. La presentazione finisce e la ragazza italiana se ne va senza aver minimamente intuito quale sia la mia nazionalità. La cosa mi rende alquanto soddisfatta.

Come abbiamo fatto ieri ci spostiamo in un'altra aula con il nostro Tutor dove discutiamo di alcuni aspetti principali della vita in Germania e poi facciamo un confronto con i nostri paesi d'origine. Ovviamente io sono preparatissima, dopo il lavoro che abbiamo fatto in università nel primo semestre di quest'anno. Conclusasi anche questa fase del programma di orientamento mi reco in mensa in compagnia di alcune studentesse erasmus. Si tratta di un edificio circolare in mattoni rossi come il resto degli edifici dell'università, che presenta porte-finestra su ogni lato, dalle quali penetra luce a sufficienza per illuminare perfettamente l'ampio spazio interno. Parecchia gente vi mangia ogni giorno e per questo sono stati avviati dei lavori di ampliamento dell'edificio. Il motivo di questo affollamento? I prezzi sono bassi, il cibo molto buono e servito in abbondanza.

Dopo pranzo decido di rinunciare alla visita al Palazzo Wilhelmshöhe e ne approfitto per riposare un po' in preparazione all'erasmus party in programma per la serata. Pianifico con cura le attività pomeridiane in modo tale da essere pronta per le 19.30, orario in cui inizia il tour dell'università in cui il capo della polizia di Kassel ci mostra alcune misure di sicurezza da osservare in caso di emergenza. Indosso il giubbino alle ore 19.25 e soddisfatta mi dirigo verso la porta d'ingresso dell'appartamento quando mi accorgo di non avere le chiavi di casa con me.

Cerco nelle tasche del giubbino, dei pantaloni, della borsa: niente. Ritorno in camera guardo sopra e sotto il letto, nell'altra borsa, sulla scrivania, nel cestino della carta, nell'armadio, sotto il lavandino: niente. Ritorno in salotto, guardo per terra, dietro il divano; vado in cucina, apro un po' di sportelli: della chiave nemmeno l'ombra. Guardo nella serratura della porta dell'appartamento dove già avevo dimenticato una volta la chiave ma niente. Il panico inizia a salire ed aumenta vertiginosamente quando, dopo aver detto alla mia coinquilina che non trovo le chiavi, lei mi risponde che se non le recupero dovrò pagare 300 euro di multa. Scheiße!!!! Ricomincio a cercare da capo quando decido di guardare anche nella serratura della porta della mia camera. Ovviamente la chiave è sempre stata lì. E io mi sento molto, molto, molto stupida.

Arrivo quindi con quindici minuti di ritardo alla riunione col poliziotto, facendomi riconoscere da brava italiana ritardataria quale non sono di solito. Terminato il giro di sicurezza il gruppo di studenti erasmus si sposta quindi al famigerato K19 (KaNoinzeeeennn, solo la pronuncia tedesca può far comprendere almeno in parte la natura leggendaria di questo posto), un vecchio capannone adibito a locale. Qui ci aspetta un po' di spumante dolce per brindare alla prima settimana e una pizza al taglio di media decenza. Fin da subito il dj parte con la sua selezione musicale, giudicata da tutti abbastanza scadente.

Gradualmente però l'atmosfera si riscalda (credo grazie all'alcool che inizia a circolare) e gli studenti si scatenano nelle danze. Due cose mi colpiscono in particolare osservando la pista da ballo. Una è vedere i modi diversi di esprimersi nel ballo propri di ciascuna nazionalità. I turchi e i bulgari sono tra i più scatenati e i più articolati e coreografici. Anche gli spagnoli, i lettoni e i sudamericani si abbandonano a danze scatenate. Sorprendentemente anche i francesi non sono da meno, mentre gli italiani e gli americani sembrano assomigliarsi molto, ballano quanto serve ma in maniera abbastanza semplice e ripetitiva. I tedeschi ovviamente stanno quasi tutti a guardare.

La seconda cosa particolarmente suggestiva è vedere come certe canzoni riescano a riunire tutte le nazionalità presenti nel locale. Tutti esultano contemporaneamente nel sentire le prime note della canzone, tutti conoscono le parole, tutti ballano allo stesso ritmo, un ritmo che ormai è penetrato nel loro inconscio e che li fa muovere quasi automaticamente. Potrebbe essere considerato un effetto della globalizzazione, ma dal vivo risulta un effetto estremamente straordinario ed eloquente. Dà l'idea dell'unione nella diversità. Incredibile. Non credo di aver mai assistito ad una scena simile. Forse sto iniziando a comprendere realmente di quali significati sia carico il concetto di Erasmus.

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