mercoledì 9 maggio 2012

Una serie di sfortunati eventi

La vita in Erasmus non è solo cadenzata da feste e divertimento. Essa può anche essere segnata da eventi poco piacevoli, che tuttavia la arricchiscono di un certo carattere avventuroso alquanto affascinante. In precedenza ho raccontato dei ragazzi italiani alle prese con la ricerca disperata di un appartamento durata per più di un mese. Ebbene, tre di loro, Marta, Lorenzo e Thibault, hanno trovato una sistemazione e solo una ragazza, Roberta, è tornata in Italia. La sventura, tuttavia, non ha abbandonato due di questi tre ragazzi che sono rimasti.

Tanto per cominciare, la settimana si è aperta con il trasferimento di Marta nel suo nuovo appartamento. Io ho potuto seguire la vicenda da vicino, dal momento che l'ho aiutata a decifrare il contratto d'affitto, le ho dato una mano nella corrispondenza con il proprietario e l'ho accompagnata a firmare il contratto. Il giorno della firma del contratto ho avuto modo di visitare il suo appartamento e in particolar modo di vedere la sua camera. Un bell'appartamento, grazioso, moderno e pulito. Sì, forse la maniglia della porta della camera di Marta sembrava avere qualcosa che non andava, ma svolgeva ancora la sua funzione. Inoltre la coinquilina si era offerta di darle un'occhiata.

Il giorno successivo alla firma del contratto Marta si è trasferita nel nuovo appartamento e la sventura non ha tardato a bussare alla sua porta. Mercoledì mattina mi connetto a Facebook e lei mi contatta via chat dicendomi che è rimasta chiusa in camera. Le chiedo come sia possibile e quindi mi spiega come abbia semplicemente chiuso la porta per potersi cambiare dopo la doccia. Il problema è che la maniglia si era lasciata andare del tutto e quindi non faceva più leva per ritrarre il catenaccio e di conseguenza la porta era bloccata. Dopo averle consigliato di contattare il proprietario dell'appartamento mi offro di andare da lei per vedere se sia possibile risolvere il problema.

Arrivata sotto casa sua mi faccio lanciare le chiavi dalla finestra e salgo, ma ben presto ci rendiamo conto che l'unica soluzione consiste nel contattare un fabbro. Marta contatta quindi un'altra volta il proprietario e gli chiede di mandare un fabbro. Nell'attesa io e lei chiacchieriamo da una parte all'altra della porta, manco fossimo al "Gioco delle coppie" e ogni tanto ci affacciamo alla finestra per vedere se arrivano gli aiuti. Dopo circa un'ora si presenta alla porta un uomo sulla trentina, in pantaloni blu e t-shirt di cotone bianco con in mano un secchio con dentro qualche attrezzo. Gli spiego la situazione e lui fa un breve tentativo di aprire la porta, ma realizza subito di non avere gli strumenti necessari per risolvere il problema. Dopo aver aggiunto che una situazione del genere non gli era mai capitata decide di contattare un collega che sicuramente ha con se gli strumenti magici.

L'ometto chiama quindi il collega e ci comunica che dovremo attendere circa mezz'ora per l'arrivo del S. Pietro della situazione. Dopo qualche breve scambio di battute tra me e il fabbro, questi, sopraffatto dai silenzi imbarazzanti che non riusciamo a riempire, decide di scendere in auto ad attendere il collega. Quaranta minuti dopo sento i passi e le voci di due uomini salire per le scale. "Ecco il salvatore!" penso, e lo osservo estrarre dalla cassetta dei ferri una semplice piastra metallica rettangolare con i bordi piegati che fa scivolare lungo il bordo della porta che magicamente si apre, mostrando alla nostra vista il sorriso di Marta, che attendeva in piedi al centro della stanza.

Ovviamente io mi trovo lì in funzione di interprete e come traduco a Marta ciò che mi dice il secondo fabbro, questo mi sente parlare in italiano e dice "ah, ma siete italiane! La mia ex-moglie, quella merda, è italiana. Le donne italiane non mi piacciono per niente". Ovviamente le sue parole sono ironiche, ma comunque aggiungono una nota tragicomica all'intera vicenda, che cerchiamo di demonizzare con una sonora risata, pensando che la sfiga, per il momento, ne ha già avuto abbastanza.

Così invece non è, dato che domenica mattina vengo a sapere sempre da Marta che la sera precedente Thibault, all'uscita del Lax, la famigerata discoteca di cui ho già parlato, è stato preso a pugni senza motivo da un ubriaco. Questa la dinamica dell'evento: Marta, Elise (una studentessa Erasmus francese), Lorenzo e Thibault escono dalla discoteca. Le due ragazze camminano fianco a fianco qualche passo avanti ai ragazzi. Loro sono le prime ad incontrare questo russo muscoloso totalmente ubriaco. Giustamente decidono di farsi da parte per lasciarlo passare. Purtroppo Thibault si trova sullo stesso cammino dell'energumeno, ma non lo nota dal momento che sta chiacchierando spensierato con Lorenzo.

Il russo, trovatosi il passaggio sbarrato, pensa dunque di farsi strada con un gancio che colpisce Thibault sul labbro inferiore e lo fa cadere a terra. Lorenzo, totalmente sorpreso, non si rende conto di ciò che è successo. Guarda con sguardo confuso l'amico caduto a terra e solo in un secondo momento nota che un turco è intervenuto a bloccare il russo, che riesce a divincolarsi e si allontana come niente fosse successo. Chiamare la polizia si rivela inutile. Nessuno si presenta e i ragazzi decidono di tornare a casa.

La settimana si conclude con un classico incidente domestico ad opera della mia coinquilina turca, che ormai è diventata un personaggio per tutti qui. Ora di cena nell'appartamento al secondo piano del Party Palace. Terminata la cena mi reco in cucina e metto sui fonelli la moka per il caffè. Noto che c'è una pentola  su una delle piastre in funzione. La pentola è quasi vuota, ma sono sicura che chiunque l'abbia messa lì la stia tenendo sotto controllo. Dopo circa cinque minuti apro la porta della camera per andare in cucina a prendere il mio caffè e non vedo più niente. Una nuvola di fumo riempie corridoio, salotto e cucina. Mi fiondo tossendo verso i fornelli, tolgo la pentola dalla piastra mentre urlo a squarciagola ed inizio ad aprire le finestre.

Quindi mi reco davanti alla porta di Tuba, la coinquilina turca, e l'avviso del casino che è successo. Al che lei si fionda in cucina con i suoi amici ridendo, spalanca la porta e poi mi si avvicina per ringraziarmi. Il "Thank you so much" è seguito poi da un numero indefinito di frasi in turco che ovviamente non comprendo, ma che a quanto pare lei pensa io riesca a decifrare. Io sorrido e annuisco e poi, ridendo istericamente, contatto via chat gli altri coinquilini per metterli al corrente di ciò che è successo, anche se ormai dalla puzza di fumo hanno compreso che qualcosa non andava. Tutto è bene ciò che finisce bene, ma come direbbe Giovanni del famoso trio comico nei panni del signor Rezzonico "potevo rimanere offeso di brutto, ma brutto brutto brutto".





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