venerdì 27 settembre 2013

E la Mariii si sposa: secondo giorno

Il secondo giorno ci infiliamo un'altra volta nei panni del Team Clitorider e partiamo alla volta della birreria Forst di Lagundo, un paesino in provincia di Bolzano. Prima però decidiamo di fare una sosta a Tirolo (il comune nei pressi di Merano che ha dato il nome alla regione). Dopo un paio d'ore di macchina arriviamo dunque all'estero, ehm sì, cioè, nei dintorni di Merano, che idealmente si trova entro i confini di un paese germanofono. Il mio cervello entra in confusione nel momento in cui ci sediamo in un locale di Tirolo e non so in che lingua ordinare. I camerieri naturalmente si rivolgono a noi in italiano, ma con un forte accento teutonico. Alla fine opto per il tedesco, tanto per tenermi un po' in esercizio. La conferma definitiva della "germanicità" di questi tizi arriva nel momento in cui vado ad ordinare il secondo drink per la festeggiata.

Marianna prima ha ordinato un prosecco con succo di mela, ma ora vorrebbe provare prosecco con succo d'arancia. Mi alzo, cerco il cameriere e quando lo trovo glielo ordino. Lui mi guarda con sguardo sorpreso e mi chiede: "Con succo d'arancia? Non con succo di mela?" "No" gli rispondo. Al che lui mi risponde "Va bene. Si sieda al tavolo che vengo a prendere l'ordine". Ma se ti ho appena ordinato qui? Pensi che cambierà qualcosa quando tu verrai al tavolo? penso tra me e me mentre ritorno a sedermi... Due secondi dopo arriva quindi il cameriere al tavolo esordendo con "Quindi un prosecco con succo d'arancia? Non con succo di mela?""Nooo" gli rispondo io "niente succo di mela, un prosecco con succo d'arancia". Fisso il cameriere negli occhi e noto il suo sguardo impassibile, ma so che tra i suoi bei neuroni ordinati con precisione secondo un algoritmo partorito da una mente sovrumana si sta scatenando un cortocircuito d'incommensurabile violenza. E' stato apportato un cambiamento repentino e ingiustificato. Una cosa troppo complessa da rielaborare senza collassare.

Nel frattempo le nostre stupende magliette e i nostri fiocchi rosa hanno attirato l'attenzione e stuzzicato la curiosità di parecchia gente. Già prima di raggiungere il locale, per strada, un paio di signore ci ha fermato e chiesto di poterci fare una foto di gruppo. Siamo diventate un'attrazione per turisti, un circo ambulante di freaks, che riesce ad attirare l'attenzione dei passanti, sia che colgano o meno il messaggio gridato a caratteri cubitali dalle nostre t-shirt. Questa scena da red carpet si svolge anche nel "Biergarten" della birreria Forst.

Qui, in particolare, veniamo "prese di mira" da dei giovani motociclisti seduti al tavolo accanto al nostro e da alcuni vecchietti seduti ai tavoli limitrofi. I primi riprendono tutti i nostri cori ogni volta che li intoniamo e i secondi ci fotografano e vengono al tavolo per congratularsi con la futura sposa e per consigliarle di non sposarsi. Questo, del resto, è il consiglio che chiunque abbiamo incontrato in questi due giorni avesse da dispensare a Marianna. Uno addirittura giunge cantando una canzone di auguri per lo sposalizio in tedesco e quando vede che nessuna di noi canta, ci chiede (sempre in tedesco) perché non ci uniamo al suo coretto. Gli rispondo che non conosciamo la canzone e che siamo italiane (come a dire che non ci troviamo su suolo italiano... per il mio cervello evidentemente non è così). Quindi mi risponde in italiano, io proseguo la conversazione in italiano e lui ricomincia in tedesco. Dopo quattro o cinque battute in questo modo, finalmente riusciamo a sintonizzarci entrambi sulla stessa lingua.

Al vecchietto canterino segue l'intervento dei vecchietti al tavolo vicino al nostro, che ci chiedono se possono fare una foto a noi fanciulle assieme ai giovanotti motociclisti. "Mescolatevi un po', incastratevi, incrociatevi.... si insomma, mischiatevi su lì..." e ci fanno un album fotografico. Dopo aver così intrattenuto gli ospiti del Biergarten rotoliamo, piene di cibo e birra, verso il parcheggio. Mentre torniamo a casa, finestrini abbassati e musica pop a tutto volume, continuo a giocare con i fiocchi di tulle rosa che ho portato nei capelli dalla serata precedente. Li tiro, li annodo, li incastro tra il montante della portiera e il finestrino chiuso e lascio che il vento se li spupazzi per tutto il tragitto. Voglio che tutti capiscano che siamo in festa. Voglio che quei piccoli pezzui di stoffa dal colore sgargiante suscitino in loro un sorriso, mentre tentano di immaginare, nello sforzo di immedesimarsi in noi, quanto sia stato esilarante il nostro weekend.

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